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Philanthropic Psychology – Part 1/4

Nel 2020, in piena pandemia e durante la maternità per la mia secondogenita Nives, sapendo che per qualche mese non sarei stata troppo impegnata con brief, deadline e riunioni ho deciso di investire il tempo più lento per dedicarmi a qualcosa che vorrei sempre fare con più costanza: lo studio e l’aggiornamento.

Mi sono iscritta così al corso di “Certificate in Philanthropic Psychology” organizzato dall’Institute for sustainable philanthropy con i professori Jen Chang e Adrian Sargeant.

Anche se è passato un po’ di tempo, ho pensato di pubblicare il mio elaborato finale dividendolo in qualche articolo.

Spero siano interessanti!

Buona lettura!

Come utilizzare il design per agevolare il benessere psicologico dei donatori in un programma di donazione regolare.

 

INTRODUZIONE

In questo elaborato finale racconterò come possiamo migliorare l’esperienza del dono dei donatori in un programma di donazione regolare e come rafforzare e far crescere il legame in tutte le fasi del percorso. 

Il mio sarà il punto di vista di un creativo, il mio lavoro infatti, come campaign and graphic designer è quello di lavorare con i fundraiser nel progettare i materiali di comunicazione e raccolta fondi destinati ai loro sostenitori. 

Parlerò di design e di come questo possa contribuire a rendere i materiali più efficaci e quindi più facilmente comprensibili dai donatori, per guidarli a compiere determinate azioni e farli sentire parte fondamentale della relazione con l’organizzazione. 

In particolare mostrerò come la grafica, il copy, le immagini possano comunicare alle identità (personali e collettive) più importanti, forti, salienti, e rilevanti dei donatori, aumentando così autonomia, competenza, connessione, crescita, scopo nella vita e accettazione di sé e quindi accrescere il coinvolgimento del donatore attraverso il suo benessere psicologico, per incrementare e massimizzare la crescita della raccolta fondi.

Il programma di donazione regolare è sicuramente un canale di raccolta fondi importante in una nonprofit, perché nasce per portare risorse in maniera continuativa e rendere così l’organizzazione sostenibile nel tempo ma soprattutto permette di instaurare una vera relazione di reciprocità con i supporter.

Recurring donors have a lifetime value five times grater than that of a one-time donor. (classy.org)

PROGETTARE UN PROGRAMMA DONAZIONE REGOLARE

Nella fase di progettazione dobbiamo capire come vogliamo che si senta il donatore quando entra in contatto con la nostra organizzazione, e questo inizia con il costruire il brand. 

Il brand non è rappresentato da solo un bel logo, da una grafica all’ultimo trend o un’immagine patinata, il brand rappresenta come i donatori vivono l’organizzazione. (how donors experience the organization – John Lepp) come il donatore si sente quando ascolta le storie che vengono raccontate, come reagisce ai problemi che chiediamo di risolvere, cosa prova quando dona, cosa spera di cambiare nel mondo con il suo sostegno, quali sono i valori che condivide con l’organizzazione.

Il design è a servizio di tutto questo, per costruire un brand forte, coerente e autentico.

Dare un nome al programma di donazione regolare è un ottimo modo per aiutare i donatori a identificarsi con l’organizzazione e con altre persone come lui, facendolo sentire parte di un gruppo, di una community (organizational identity) che agisce insieme per lo stesso obiettivo.
Il nome crea questa nuova identità, rinforza l’impegno ogni volta che viene pronunciato, mantiene alto il coinvolgimento e aiuta a sentirsi parte di qualcosa di speciale, esclusivo, proprio come vogliamo che si sentano i donatori. 

A brand is a story that’s always being told. (Vik Harrison)

The Spring is è il nome del programma di donazione regolare di Charity:Water.

Dal mio porfolio: Eroe per WeWorld

Parte fondamentale di un brand sono le storie che si raccontano, per un’organizzazione nonprofit sono storie dalla forte connessione emotiva in cui il donatore è l’eroe: farlo sentire importante, metterlo al centro mostrando la persona straordinaria che può diventare diventando membro del programma, presentando la sua nuova identità di persona generosa, di changemaker, attraverso un linguaggio fatto di emozioni e motivazioni che lo portano ad agire. Donare può farlo cambiare, trasformarlo e farlo sentire meglio, accorciando la distanza tra la sua identità attuale e quella ideale. Rendere l’esperienza del dono come un’espressione della loro identità, con cui esprimere loro stessi e provare sentimenti positivi.

Questa è solo la prima parte, se hai qualche curiosità scrivimi pure!
Dal prossimo articolo entriamo nel vivo con la prima fase del programma: promozione e acquisizione…